LUPUS MAGISTER
di Marco Bergonzi
Renzo è maestro di bolle di sapone. Ha 73 anni, due ictus alle spalle e un bastone da passeggio in cui ha inciso un flauto che suona con il vento. Per far fronte all’attuale crisi sanitaria, pubblica video in cui si esibisce mettendo online il suo quotidiano. In una Livorno animata da insoliti personaggi dello spettacolo, il film evoca il turbamento di un artista che non vuole essere dimenticato.
Anno: 2021
Durata: 75′
Luogo: Livorno, Italia
Lingua: Italiano
Produzione: Raw Sight
Stato: Sviluppo
Regia: Marco Bergonzi
Autori: Francesco Cibati, Marco Bergonzi, Michael Petrolini
Fotografia: Marco Bergonzi e Michael Petrolini
Anno: 2021
Durata: 75′
Luogo: Livorno, Italia
Lingua: Italiano
Produzione: Raw Sight
Stato: Sviluppo
Regia: Marco Bergonzi
Autori: Francesco Cibati, Marco Bergonzi, Michael Petrolini
Fotografia: Marco Bergonzi e Michael Petrolini
Renzo Lovisolo cammina a fatica mentre è di ritorno dalla fontanella dell’acqua pubblica poco distante da casa. Con una mano tiene al guinzaglio i suoi due enormi maremmani, nell’altra la cassetta con le sei bottiglie. Racconta per l’ennesima volta della sua scelta obbligata di passare dal fuoco all’acqua. Indica la dentiera sul mobile d’ingresso; esibirsi come mangiafuoco gli ha risparmiato pochi denti. Dopo la doccia infila i piedi negli stessi sandali sempre più sformati.
Renzo Lovisolo ha uno sguardo vivo in un corpo ormai fragile. Renzo dice di essere “il più grande maestro di bolle di sapone vivente” ma non riesce più ad esibirsi. Nel 2015 ha avuto un ictus. La sua unica entrata proviene da un liquido che ha brevettato per ottenere bolle sempre più grandi e resistenti. A causa dell’emergenza sanitaria che ha paralizzato il settore dello spettacolo dal vivo, il suo liquido è però sempre meno richiesto. Nessuno si esibisce più.
Oggi Renzo, a settantatre anni, è dunque “youtuber”. Il suo canale ha all’attivo più di 340.000 visualizzazioni, ma lui vuole accrescere la sua visibilità per cercare nuovi clienti che possano diventare suoi allievi. Nei suoi video racconta di essere stato attore, performer, mangiafuoco, musicista, gioielliere in Israele, ebreo ortodosso, seguace induista, marxista-leninista “linea rossa”. Per circa trent’anni ha filmato la sua vita, le relazioni più intense, il lavoro, i suoi segreti.
Trent’anni di insistente osservazione di sé sui cui oggi Il Maestro ha deciso di tornare, in cerca di qualcosa lasciato per troppo tempo sospeso: la sua vera identità.
Il tormento di dimenticare e di essere dimenticato da tutti, – “di morire come un cane” -, lo porta a cambiare ancora ripercorrendo per la prima volta tutti i suoi anni disordinati d’archivio video. Renzo è a suo agio davanti all’obiettivo, mi fa sedere sulla poltrona nell’angolo del suo laboratorio. Con la disinvoltura di chi è avvezzo al pubblico prepara il liquido di sapone, accende la videocamera, si inquadra e preme REC. L’illusione sottrae il posto alla realtà quando per un istante vede il proprio volto nella superficie screziata di una bolla. Un battito di ciglia e la sua copia sferica svanisce nel buio della stanza. Dov’è scomparso Renzo Lovisolo?